La bellezza a cui non osiamo credere

La bellezza a cui non osiamo credere

Ilaria ci racconta l’esperienza della sessione estiva in Ungheria

Se l’essenziale è invisibile agli occhi, il cuore può vederci benissimo, basta avere il coraggio di credergli. Così, la sessione di formazione per ausiliatrici che accompagnano i giovani organizzata dalla commissione Auxi Jeunes è stata l’occasione per lasciarci stupire da quanta bellezza può emanare chi ama perché è amato per primo. E’ stata l’occasione per ri-vederci e ri-contemplarci donne gioiose e appassionate dell’Amore che abbiamo ricevuto e che vogliamo condividere nei nostri luoghi di missione.

Eravamo dieci ausiliatrici provenienti da Austria, Francia, Germania, Italia e Transilvania. Ci siamo ritrovate il 1 agosto a Csobanka, tra splendide colline e boschi in Ungheria, dopo due anni di lontananza a causa della pandemia. Proprio il tempo di confinamento è stato il punto di partenza per la nostra riflessione: come ci sentiamo oggi e come abbiamo trascorso il lock down? Come abbiamo utilizzato gli strumenti di comunicazione digitale? Quali fatiche e quali punti d’appoggio? E i giovani con cui eravamo cosa hanno vissuto?

Rispondere a queste domande ci ha permesso prima di tutto di conoscerci meglio, di respirare un clima di spontanea e sacra comunione; sentire le difficoltà delle une e delle altre, così come le fonti di vita e speranza, ci ha permesso di sentirci tutte chiamate e accomunate dal Cristo che ci ha amate per prime e che con gioia vogliamo restituire anche ai giovani che ci sollecitano e stimolano la nostra creatività.

Spesso ciò che vedono è una Chiesa incoerente, piena di contraddizioni rispetto alla bellezza del messaggio evangelico, una Chiesa lontana dall’accogliere nelle differenze ogni uomo e donna nella sua dignità. Molti giovani chiedono fedeltà alla testimonianza lasciata da Gesù, altri una Chiesa solidale e in movimento, altri una Chiesa che sappia chiedere perdono. Raccogliendo le voci di giovani provenienti dai nostri diversi paesi, abbiamo avuto la possibilità di riflettere allora su come accompagnarli: i loro desideri, le loro paure, le loro delusioni e i loro sogni sono per noi fonte di vita e speranza.

Il secondo giorno, infatti, è stato un vero laboratorio in cui ognuna si è messa in gioco con grande fantasia e passione. La mattina abbiamo approfondito in piccoli gruppi tre tematiche: la comunicazione digitale (come farne buon uso per poter parlare ai giovani); abusi nella dinamica d’accompagnamento; come fare della pedagogia ignaziana una risorsa per giovani credenti e non credenti.

E se traducessimo idee e progetti per i giovani in disegni, fumetti, canzoni, passi di danza e post per Facebook o Instagram? La carne al fuoco era tanta e ciascuna si è sbizzarrita mettendosi in gioco per tirare fuori dal cappello idee e tradurle in azione. Emanavamo una luce speciale. Ci siamo reciprocamente nutrite di questa bellezza, e non solo durante i laboratori, ma anche durante le passeggiate, le risate a tavola, le serate di giochi e karaoke sfoderando talenti canori (chi più chi meno!) o comici.

I giovani chiedono bellezza, gioia, comunione, proprio quello che abbiamo vissuto tra noi nei giorni della sessione. E’ la gioia del personale incontro d’amore e del nostro condividerlo tra noi in un clima di semplicità, gioia e abbandono che ci è da stimolo e fonte di creatività per accompagnare i giovani. Sogniamo insieme, con umiltà. Crediamo insieme alla bellezza che siamo!