Dopo-cresima, l’età delle emozioni amiche
Suor Ilaria ha conosciuto un gruppo di adolescenti di una parrocchia romana. Anna, una ragazza del gruppo, racconta la sua esperienza alla scoperta delle emozioni

La mia esperienza personale relativa al percorso di dopo-cresima è stata molto significativa per diversi aspetti. Ma prima di parlare di come l’ho vissuta io in prima persona, vorrei spiegare meglio cos’è il dopo-cresima. Questo percorso inizia l’anno successivo alla cresima, all’età di tredici anni. Io in particolare sono nella parrocchia di San Gregorio Magno, nel quartiere Magliana a Roma. Il dopo-cresima è un percorso di crescita personale nel quale ci si può confrontare con altri ragazzi della nostra età, ma anche con figure più grandi come gli animatori e il don; in particolare l’anno scorso abbiamo avuto modo di confrontarci anche con Suor Ilaria, che si è dedicata a seguire il nostro percorso arricchendolo con le sue riflessioni. Nel corso dell’anno ognuno di noi si apre con gli altri attraverso condivisioni personali che spesso riescono ad aiutare soprattutto chi le ascolta.
Il tema principale che abbiamo affrontato sono state le emozioni. Abbiamo dedicato un periodo di tempo ad ognuna di esse per capire la funzione che hanno, come possiamo riconoscerle e accettarle al meglio.
La prima emozione affrontata è stata il disgusto, che abbiamo distinto in qualcosa di fisico dovuto ai cinque sensi, e in disprezzo, cioè un’emozione più astratta che possiamo provare verso una situazione o in relazione a noi stessi o alle persone che ci circondano.
Poi abbiamo parlato della gioia, l’emozione che personalmente sento di provare maggiormente; ognuno di noi doveva paragonare la gioia ad una persona, un episodio, un oggetto, un mese dell’anno e un colore. Io ho trovato questo esercizio molto efficace perché sono riuscita a capire quanto la gioia sia parte della mia vita e di quella degli altri, anche se spesso tendiamo a non rendercene conto, dando valore solo alle sensazioni negative.
Un’altra emozione su cui abbiamo riflettuto molto è stata la tristezza. Ci siamo chiesti qual è il bisogno che ci porta a provare questa emozione, da cosa è dovuta. Questo ragionamento mi è servito a capire che la tristezza si manifesta in relazione ad un bisogno, ciò che mi serve per stare meglio e mi manca. Perciò non è qualcosa di negativo e insensato, anzi, serve a conoscere le nostre esigenze e cercare di vivere in serenità.

E la rabbia: abbiamo riflettuto su un momento in cui abbiamo provato una rabbia molto forte. Ognuno di noi doveva alzarsi in piedi e scegliere una persona alla quale raccontare l’episodio, iniziando però col dire: “Mi sono arrabbiato perché…” e non “Mi hai fatto arrabbiare perché…”. E’ stata sottolineata questa differenza perché le emozioni possono scaturire da un fattore esterno, però maturano dentro noi, nascono da una mancanza che ci porta a provarle. Per questo è importante capire da cosa è dovuta la nostra rabbia, piuttosto che dare la colpa a qualcuno.
Infine, l’ultima emozione affrontata è stata la paura. Anche in questo caso abbiamo fatto una distinzione tra le paure fisiche che ci capita di provare ogni tanto, e quelle interiori che spesso ci bloccano e ci portano ad evitare delle situazioni. Ci siamo chiesti, infatti, se ci è mai capitato di fuggire da ciò che ci provocava una paura talmente grande da non riuscire ad affrontarla.
Alla fine di questo percorso posso dire di aver compreso l’importanza di tutte le emozioni: abbiamo bisogno di ognuna per affrontare i diversi momenti della vita. Attraverso le emozioni possiamo conoscere noi stessi e le nostre esigenze, imparando a non trascurare ciò che proviamo solo per la paura di esprimerci e mostrarci agli altri per come siamo veramente. La capacità di saper gestire un’emozione, seppur difficile, ci permette di comprendere il messaggio che essa ci vuole trasmettere.
A conclusione dell’anno siamo andati al cinema a vedere Inside Out 2, un film che racconta come una ragazza adolescente affronta le nuove emozioni e i cambiamenti che si presentano nella sua vita e nel suo comportamento. La protagonista ha inizialmente un momento di sconforto e di crisi, non riesce a gestire tutto ciò che prova. Ma alla fine del film, grazie all’aiuto dei suoi amici riesce a capire che accettare tutte le emozioni che si presentano dentro di lei è fondamentale per crescere e migliorare sé stessi.
Esperienza Campo estivo a Cosenza 2024



Buongiorno a tutti, sono Matilde, ho 25 anni e vengo da Bologna. Quest’estate ho partecipato alla seconda settimana del progetto “Campo estivo a Cosenza: servizio e scoperta del territorio”, organizzato dalla comunità delle ausiliatrici di Cosenza. Ho scelto questa attività in quanto mi piacciono molto i bambini, e volevo vivere un’esperienza di servizio in un ambiente diverso dal mio. Prima di venire non conoscevo la comunità delle ausiliatrici, e inizialmente avevo delle perplessità a vivere nella loro Casa: pensavo che mi sarei trovata in un convento freddo e pieno di formalità; invece mi sono trovata in un contesto familiare, brillante e informale.

Con Valentina ho avuto modo di scoprire il territorio di Cosenza e dintorni. Qui ho potuto vedere situazioni di profondo degrado e abbandono alternate da luoghi molti belli e di valore, come l’università di Cosenza e le comunità arbereshe. Parlando con la popolazione mi ha colpito molto – da una parte – la profonda sfiducia verso le istituzioni e verso il futuro, ma, dall’altra, anche la presenza di tanti giovani e associazioni che con entusiasmo e serietà provano a costruire opportunità e un futuro, diventando un sostegno per tanti. L’attività di servizio al campo estivo, in cui ho avuto la possibilità di tenere per tutta la settimana il laboratorio di teatro, è stata davvero bella e mi ha fatto capire quanta spontaneità e curiosità ci sia nei bambini, senza distinzione geografica. Inoltre, mi ha colpito quanto in così poco tempo mi sia affezionata ai bambini e agli animatori, i quali mi hanno davvero fatto sentire amata e accolta in ogni momento. Infine, questa esperienza mi ha permesso – grazie a Valentina – di aprirmi alle mie fragilità e mi ha aiutato a crescere come persona, portandomi verso strade che prima non avevo seriamente considerato come il percorso EVO (che ora sto seguendo, a Bologna).
Colgo queste righe per ringraziare col cuore Valentina, Lorena e Claudia per il tempo passato insieme. Un abbraccio. Matilde