Perché e per chi … lavorare all’economato?

Perché e per chi … lavorare all’economato?

di sr Giuse, economa provinciale

Una missione che spesso una ausiliatrice spera di non ricevere mai, è quella di occuparsi degli “affari economici” o più semplicemente dell’economato! … Infatti è visto come un servizio amministrativo e gestionale, mentre è più attrattivo l’impegno per l’evangelizzazione e il servizio ai poveri.  

Però, il significato più profondo del servizio dell’economato, lo troviamo nella radice evangelica del “prendersi cura” di ogni persona, nell’Istituto e fuori. Prendere cura, soprattutto dei più poveri e del creato, in particolare oggi, in un contesto in cui tutta la sfera che ruota attorno all’economia è in crisi e di conseguenza sta alla ricerca di un nuovo modello. Basti pensare all’emergere di nuove scuole di pensiero che parlano di “economia sostenibile”, di “economia di comunione”, ecc.  

All’origine di questa crisi, sicuramente c’è la questione ambientale che mette in gioco la stessa sopravvivenza umana o quanto meno una buona qualità di vita.

Il pensiero e l’azione di Papa Francesco e il movimento sorto dopo la “Laudato sii”, come il movimento globale per l’ecologia creato da Greta Thunberg, stanno dando un impulso notevole alla consapevolezza della necessità di un cambiamento, che non può essere disatteso.

Questo brevissimo richiamo all’attualità serve per sottolineare che l’ascolto e la lettura della realtà per quanto è possibile, sono fondamentali per svolgere il servizio di economa. Si cerca di coglierne le sfide e fornire gli elementi per il discernimento riguardo la missione e lo stile di vita, che hanno sempre un risvolto economico.  Poi, certo c’è anche la parte amministrativa e gestionale che richiede competenza ma anche la necessità di farsi aiutare da persone competenti.

Ricordo questa frase di Mario Draghi, alla fine del suo mandato alla BCE: “per affrontare la complessità della situazione economica, è necessario avere una conoscenza reale dei problemi, il coraggio per affrontarli … e l’umiltà.”